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L’insufficienza renale nel gatto: capire per curare

Dott.ssa Federica Folatti

Una patologia insidiosa, purtroppo piuttosto frequente tra i gatti, specie se anziani, e dalle serie conseguenze: si tratta dell’insufficienza renale, acuta o cronica.  Possiamo fronteggiarla grazie alla conoscenza, al monitoraggio e a una corretta gestione terapeutica; tutti aspetti per cui si rivela fondamentale una buona sinergia tra medico veterinario e proprietario. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta, come possiamo diagnosticarla e affrontarla

L’insufficienza renale nel gatto: di cosa si tratta

Con il termine “insufficienza renale” si indica l’incapacità dei reni di svolgere le proprie funzioni che sono numerose e fondamentali per la salute dell’organismo.
Tra queste ci sono la regolazione di alcuni ormoni, la regolazione di elettroliti e dell’equilibrio idrico del corpo e la rimozione di numerose tossine dall’organismo attraverso un processo di filtrazione del sangue che ha come risultato finale la produzione di urina.
L’insufficienza renale può insorgere in modo acuto oppure cronico. Quest’ultima è la forma più comune nel gatto, con prevalenze sulla popolazione totale che variano tra l’1,6% a oltre il 30% a seconda degli studi.
Gatti di tutte le età possono essere interessati anche se si riscontra maggiormente nei pazienti sopra i 7 anni di età.

Quali sono le cause?

Alcune delle cause che provocano insufficienza renale nel gatto possono essere:

  • malattie infettive (es. pielonefriti batteriche, FIP, FeLv, …)
  • malattie metaboliche e infiammatorie
  • malattie neoplastiche (es. linfoma)
  • malattie congenite (es. rene policistico, una condizione comune nel gatto Persiano o Himalayano)
  • calcoli vescicali o ureterali
  • assunzione di farmaci o tossici (non è il caso delle forme croniche ma è bene ricordare che ad esempio il Giglio è una pianta che se ingerita induce tossicità renale acuta e fatale nel gatto!!!).

Questo vale soprattutto per le forme acute.
Invece la causa scatenante nelle forme croniche è raramente individuabile: si tratta infatti di un processo che si sviluppa lentamente nel tempo. Una volta instauratosi il danno renale, anche se la causa primaria non è più presente, si innescano dei meccanismi per cui diventa persistente e progressivo.

I segni clinici dell’insufficienza renale

Come per tutte le patologie che si sviluppano lentamente, i segni clinici dell’insufficienza renale cronica meritano particolare attenzione, perché possono insorgere in maniera insidiosa, non essere facilmente riconoscibili da parte del proprietario e portare a ritardi nella diagnosi e nel trattamento.

Comunemente si osserva aumento marcato della sete e della produzione di urine, perdita di peso, pelo opaco, letargia e calo dell’appetito. Altri sintomi, nelle forme più avanzate, possono essere disidratazione, vomito, diarrea o costipazione, difficoltà respiratorie e debolezza marcata.

Proprio perché i sintomi non sono sempre facili da individuare è importante eseguire esami di routine nei gatti adulti e anziani, che ci aiutano ad individuare precocemente la malattia prima della comparsa di segni clinici.

Come diagnosticare l’insufficienza renale nel gatto

La diagnosi di insufficienza renale si basa principalmente sul riscontro agli esami del sangue dell’aumento di creatinina ed urea; per essere indicativo di insufficienza renale cronica il loro aumento dovrebbe durare da almeno tre mesi. Queste sostanze, prodotte dal metabolismo dell’organismo, sono normalmente eliminate attraverso il rene e un loro aumento è indicativo di una compromissione di almeno il 75% della funzionalità renale.
Perciò si tratta di marker “tardivi” di patologia: questo significa che, nel momento in cui si alzano, purtroppo gran parte del rene è già compromessa.
Più di recente è stato introdotto un altro parametro di laboratorio chiamato SDMA che, in caso di ridotta funzionalità renale, aumenta precocemente rispetto a creatinina e urea.

Anche l’esame delle urine ci può fornire indicazioni importanti sulla salute del nostro gatto e dei suoi reni: il peso specifico fornisce indicazioni sulla capacità del rene di concentrare le urine ed è importante identificare l’eventuale presenza di proteine perse in eccesso attraverso il rene compromesso (proteinuria).

Per giungere a una diagnosi è necessario inoltre che il veterinario effettui una visita clinica attenta e completa che comprenda anche il monitoraggio della pressione arteriosa.

Altrettanto importante è eseguire:

  • esami del sangue completi
  • esame ecografico dell’addome
  • studio radiografico del torace
  • esame batteriologico delle urine
  • altri esami collaterali (es. citologie d’organo, test per malattie infettive, …)

Questo ha lo scopo di:

  1. cercare di individuare, anche se non sempre possibile, la causa scatenante
  2. individuare eventuali complicanze legate all’insufficienza renale, ad esempio: aumento della pressione arteriosa, alterazione degli elettroliti (es. aumento dei fosfati e del calcio), presenza di proteinuria (perdita eccessiva di proteine attraverso le urine) e anemia.
  3. verificare la presenza di eventuali malattie concomitanti (molto comuni vista l’età avanzata degli animali in cui si riscontra l’insufficienza renale)

Avere un quadro completo della situazione clinica del gatto al momento della diagnosi è fondamentale per una corretta gestione. L’insufficienza renale cronica è una patologia progressiva nel tempo ma una corretta gestione terapeutica della stessa e di eventuali malattie concomitanti può rallentarne lo sviluppo, ridurre le complicanze e garantire una buona qualità di vita al paziente.

Come affrontare l’insufficienza renale del gatto? La corretta gestione terapeutica

Nei casi in cui la diagnosi ci permette di identificare una causa specifica per l’insufficienza renale possiamo instaurare una terapia mirata.

Tuttavia nella maggior parte dei casi la terapia è rivolta a supportare il paziente e ridurre segni clinici e complicanze. In particolare la gestione terapeutica si basa su:

La dieta

L’alimentazione ideale dovrebbe avere un apporto proteico bilanciato, integrazione di vitamine, antiossidanti, acidi grassi omega3 e potassio.
Esistono numerose diete commerciali ideali per questi pazienti; in alternativa un’alimentazione casalinga può essere presa in considerazione solo se formulata da un veterinario esperto in nutrizione. Inoltre, se il fosforo nel sangue risulta elevato è possibile somministrare farmaci che svolgono funzione chelante, ossia possono legarsi al fosforo presente nel cibo e consentire all’organismo di espellerlo.

I fluidi

Fanno parte della gestione terapeutica di questa patologia l’aumento dell’apporto idrico e la supplementazione di fluidi. È importante favorire una maggiore assunzione di acqua da parte del gatto, sia somministrando cibo umido (se gradito) sia fornendo sempre acqua fresca e corrente a disposizione (es. con l’uso di fontanelle).
Se questo non basta è possibile integrare la quota idrica con fluidi somministrati per via sottocutanea; prima di farlo è sempre indispensabile consultare il veterinario…non sempre i fluidi sono necessari e se in eccesso possono essere dannosi!

Terapie mediche

  • terapia medica per l’ipertensione sistemica se presente
  • terapia medica per la proteinuria se presente
  • terapia medica sintomatica se sono presenti sintomi gastro-enterici
  • terapia con Eritropoietina o Darbepoetina se presente grave anemia

È inoltre fondamentale interrompere qualsiasi farmaco potenzialmente nefrotossico precedentemente assunto.

La prognosi per l’insufficienza renale cronica nel gatto: aspettativa e qualità della vita

La prognosi è ovviamente legata alla gravità della patologia. Seguendo le indicazioni delle linee guida internazionali possiamo classificare ogni paziente con insufficienza renale cronica in 4 stadi in base al valore di creatinina e in sottogruppi in base alla presenza o meno di ipertensione sistemica e proteinuria. Questa classificazione, oltre ad essere utile nel trattamento, aiuta a stabilire la prognosi per ogni paziente.
In particolare dagli studi emerge che gatti classificati in stadio II (con valori di creatina tra 1,6 e 2,8mg/dl) hanno un’aspettativa di vita di 3 anni mentre gatti in stadio IV (con valori di creatinina superiori a 5mg/dl) hanno una prognosi di poco più di un mese.

Certamente esistono molte variabili individuali, questi numeri non devono essere presi alla lettera ma ci aiutano a classificare la patologia, determinarne la gravità e monitorarne la progressione.

È stato inoltre dimostrato come gatti con insufficienza renale che seguono un’alimentazione adeguata abbiano tempi di sopravvivenza significativamente maggiori rispetto a quelli che non la seguono.
La prognosi risulta poi essere migliore nei pazienti in cui la proteinuria viene ridotta con terapia medica. E ancora: la gestione dell’ipertensione sistemica, seppur nel gatto non sia stata dimostrata essere un fattore di rischio, migliora la qualità di vita dei pazienti.

Proprietari e veterinari insieme per fronteggiare al meglio l’insufficienza renale cronica nel gatto

L’insufficienza renale cronica, sviluppandosi lentamente nel tempo, può essere una malattia inizialmente insidiosa con sintomi difficilmente riconoscibili dal proprietario. Soprattutto nei gatti anziani esami ematologici e delle urine di routine ogni 6-12 mesi sono indispensabili per individuare precocemente la patologia ed intervenire per rallentarne lo sviluppo.

Una volta stabilita la diagnosi è importante seguire le indicazioni del medico veterinario ed effettuare visite ed esami di controllo a cadenza regolare (stabilita in modo individuale) per monitorare la progressione della patologia, modificare la terapia e gestire le eventuali complicanze al fine di garantire una buona qualità di vita al gatto.

Il ruolo del medico veterinario e del proprietario, svolti in sinergia e piena collaborazione, sono determinanti per assicurare al gatto che soffre di insufficienza renale cronica una maggior durata e migliore qualità della vita.