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Leishmaniosi : tutto quello che c’è da sapere

Dott.ssa Daniela Bellaiuto

La bella stagione è arrivata, con i primi caldi e le giornate più tiepide che preludono l’arrivo dell’estate. Purtroppo questa è anche la stagione più attesa dai fastidiosi parassiti – pulci, zecche e pappataci – per i quali coincide con il momento della massima attività. Diventa costante la minaccia alla salute dei nostri animali e la necessità di salvaguardarli con interventi di protezione adeguati è una priorità assoluta.
Una delle malattie che merita maggior l’attenzione è la Leishmaniosi: si tratta di una malattia tanto diffusa quanto grave che ormai interessa per intero il nostro Paese (un tempo era endemica solo in alcune zone del Sud, in Toscana e sulla riviera ligure).

È insidiosa perché, una volta infettato, il cane rimane per sempre un “serbatoio” del parassita: la malattia può essere tenuta sotto controllo, ma non può guarire. Non solo: se la patologia non viene adeguatamente trattata, può progredire e diventare molto grave, fino a portare in alcuni casi alla morte del cane. Proprio per questo la prevenzione è fondamentale.

Conosci il nemico

La leishmaniosi è una malattia infettiva e contagiosa causata dal parassita Leishmania Infantum trasmesso dalla puntura di piccoli insetti, i flebotomi (pappataci) che in Italia può causare sia la leishmaniosi viscerale che la leishmaniosi cutanea.

Le zone litoranee del centro e del sud sono le aree a rischio maggiore, ma negli ultimi dieci anni si è registrato un aumento dell’area di diffusione della malattia, ora presente con nuovi focolai anche in molte aree nel Nord Italia.
cani rappresentano il principale ospite; una volta infetti diventano a loro volta serbatoi di potenziale infezione per l’uomo ed occasionalmente altri animali, come gatti, bovino, ratti, cavalli.

La leishmaniosi canina è una malattia cronica grave, che provoca danni progressivi. Diagnosticarla è difficile perché i sintomi sono poco specifici e mai chiaramente testimoni della patologia in atto (patognomonici). La terapia risulta solo parzialmente efficace, non esente da possibili ricadute, comunque mai risolutiva.

Per questi motivi è necessario prevenire il contagio quanto possibile ed eseguire test per rilevare un eventuale contagio. Ma come si trasmette la Leishmaniosi?

Il Flebotomo: un vampiro silenzioso

La Leishmania per diffondersi ha bisogno del flebotomo vettore, l’insetto che il parassita sfrutta a proprio vantaggio per compiere parte del suo ciclo biologico.

La caratteristica di questo insetto sta proprio nell’essere silenzioso. Il pappatacio infatti non emette il tipico sibilo che preannuncia l’arrivo della zanzara. Lo dice persino il suo nome: questo insetto “pappa e tace”, cioè si nutre in maniera silenziosa.

È molto piccolo (1.5-3.5 mm), di color giallo ocra, attivo nelle ore notturne, dalle 20,00 alle 6,00 circa. Depone le uova nel terreno umido, nei muri delle case vecchie abbandonate, dove c’è materiale organico in decomposizione (foglie, lombrichi, altri insetti).
I focolai quindi si possono generare nei luoghi in cui il flebotomo trova un habitat favorevole e la presenza di cani che possono essere infettati (ha bisogno del loro sangue per nutrirsi). Inoltre i pappataci necessitano di temperature elevate e non sono domestici (difficilmente entrano in casa).

Solo le femmine di pappatacio si nutrono di sangue, al fine di permettere la maturazione delle uova. Se un flebotomo femmina punge un mammifero infetto può ingerire amastigoti intracellulari (probabilmente anche extracellulari) che passano direttamente nella parte addominale dell’intestino. All’interno del pasto di sangue gli amastigoti si trasformano in promastigoti mobili che si moltiplicano attivamente.

Successivamente i parassiti migrano verso la parte anteriore dell’intestino, dove diventano promastigoti metaciclici, le forme infettanti per l’ospite vertebrato (cane) e quindi si localizzano nelle strutture pungitrici. Il tempo minimo in cui si realizzano queste trasformazioni (pasto di sangue – promastigoti metaciclici) è di 5-6 giorni (fino a 19-20, dipende soprattutto delle condizioni climatico-ambientali). Quando il flebotomo infetto punge un altro cane per nutrirsi, deposita nella cute i promastigoti , che quando vengono riconosciuti dai macrofagi del cane vengono “inglobati”: è così che da promastigoti si trasformano in amastigoti e si moltiplicano per semplice divisione binaria.

Immaginate ora tutti quei macrofagi: all’interno di ogni singolo macrofago, il promastigote perde la sua piccola coda e comincia a replicarsi, causando la lisi del macrofago. Sempre più macrofagi vengono così infettati e gli amastigoti viaggiano per le vie linfatiche; man a mano infettano tutti gli organi/tessuti fino a portarsi al midollo osseo dove i monociti (precursori dei macrofagi) vengono prodotti.

Quali sono e come sono cambiate nel tempo le aree critiche per la leishmaniosi

Fino a qualche anno si riteneva che la leishmaniosi fosse presente in maniera significativa soltanto nelle zone tropicali e subtropicali, in tutto il bacino del Mediterraneo, comprese le isole.
Già da tempo, però, a causa del riscaldamento globale e della sempre più frequente movimentazione dei cani infetti a seguito dei loro proprietari, assistiamo alla costante comparsa di nuovi focolai in zone prima considerate sicure, come il Nord Italia.

Se guardiamo in particolare al Piemonte notiamo che sono state accertate ben tre differenti aree in cui la leishmaniosi canina è diventata endemica (Torino, Ivrea, Casale Monferrato, Acqui Terme), con una sieroprevalenza che va dal 3,9% al 5,8%. Anche in Valle d’Aosta è stato identificato un possibile focus.

In queste aree la colonizzazione può essere avvenuta spontaneamente dalle zone costiere o in seguito agli aumentati movimenti di persone dalle aree mediterranee. Nelle zone interessate di Piemonte e Valle d’Aosta la presenza stagionale dei flebotomi va dalla seconda metà di maggio a settembre.

Cosa succede quando il cane contrae la leishmaniosi?

Quando il cane viene punto diventa a sua volta portatore del parassita ed il periodo di incubazione è molto variabile: può durare anche vari anni.
La variabilità di risposta all’infezione dipende principalmente dalle difese immunitarie del cane.

Un cane risultato positivo al test può vivere per molto tempo prima di manifestare sintomi, ma può comunque contribuire a diffondere la malattia.
Ricordiamo che la leishmania non viene trasmessa direttamente da cane a cane o da cane a persona. Quindi la vicinanza o il possesso di un cane infetto comportano un rischio del tutto risibile l’uomo, visto che in una zona endemica saranno molti milioni i pappataci infetti potenzialmente in grado di pungere.

I sintomi: come interpretare un quadro non sempre evidente

I cani che manifestano sintomi clinici, possono presentare, in ordine decrescente di prevalenza:

  • Linfoadenomegalia (ingrandimento patologico dei linfonodi)
  • Splenomegalia (ingrandimento patologico della milza)
  • Dermatite desquamativa (soprattutto su muso, zampe e arti)
  • Ulcere nella zona peri-oculare (“aspetto di cane anziano”),
  • Onicogrifosi (crescita abnorme delle unghie)
  • Anemia
  • Uveite (infiammazione della tunica media dell’occhio)
  • Epistassi (sangue dal naso)
  • Poliartrite e sinovite
  • Insufficienza renale

Come si arriva alla diagnosi di Leishmaniosi?

Per effettuare diagnosi di Leishmaniosi fino a poco tempo fa si faceva ricorso ad un test in grado di rilevare, attraverso un prelievo di sangue, la presenza di anticorpi; in questo modo si poteva capire se un cane era venuto a contatto o meno con il parassita, ma non se avesse sviluppato la malattia o fosse solo venuto in contatto con il parassita stesso. Inoltre non aveva un carattere di ripetitività, per cui ad esempio a laboratori differenti corrispondevano titoli anticorpali differenti.

Oggi abbiamo a disposizione nuove metodiche, chiamate ELISA e PCR, che ci permettono, sempre attraverso il prelievo di sangue di individuare la presenza del parassita Leishmania nell’organismo tramite il reperimento del suo DNA. In altri termini questo secondo esame permette di sapere con assoluta certezza se un cane è ammalato.

Debellare la Leishmaniosi non è possibile, per questo è necesserio prevenirla!

Nonostante siano state fatte ipotesi e tentativi, ad oggi non abbiamo la possibilità di eliminare le colonie di pappataci, né adulti né allo stadio larvale. Di conseguenza l’unica forma di prevenzione possibile è quella che limita il contatto tra vettore e ospite mediante l’uso topico di principi attivi ad effetto protettivo contro la puntura dei flebotomi.

La protezione del cane dalla puntura del vettore è perciò un intervento prioritario, sia per proteggere l’animale dall’infezione, sia per limitare la diffusione del parassita quando il cane è già infetto.
In quest’ottica è importante che anche i cani già affetti da leishmaniosi svolgano una corretta prevenzione che li protegga dalla punture dei flebotomi.

Il periodo giusto per fare prevenzione

Il periodo d’applicazione orientativo delle misure protettive è limitato all’attività dei flebotomi vettori. In Italia si possono individuare tre periodi:

  • Nord Italia: metà maggio – fine settembre
  • Centro Italia: metà maggio – metà ottobre
  • Sud Italia: inizio maggio – metà novembre

La profilassi contro la leishmaniosi

Lo schema di profilassi della leishmaniosi nel cane ha carattere indicativo e va adattato alle singole situazioni. Per proteggere i nostri cani occorre l’azione combinata di: repellenza (protezione meccanica e chimica), vaccinazione e comportamenti efficaci.

  1. Repellenza

La scelta del tipo di protezione (meccanica o chimica) sarà di volta in volta valutata da parte del veterinario dopo aver considerato:

  • la disponibilità da parte del proprietario
  • l’ambiente in cui vive il cane
  • il modo di somministrazione (spray, spot-on, collare) e inizio protezione delle specialità medicinali con “conclamata” efficacia
  • la frequenza dei trattamenti in base all’inizio e alla durata dell’efficacia delle varie specialità medicinali.

La profilassi per il cane avviene tramite l‘applicazione sull’animale di prodotti repellenti (in genere piretroidi naturali o sintetici come la deltametrina e la permetrina), contenuti in collari, spray o fiale spot-on da applicare sulla cute, che hanno dimostrato la capacità di contrastare le punture dei pappataci.

  1. Comportamenti efficaci
  • far dormire l’animale in casa durante le ore notturne, applicando zanzariere a maglie fitte alle finestre
  • limitare le passeggiate del cane all’alba ed alla sera
  • fare uso di prodotti repellenti specifici, espressamente progettati ed indicati per proteggere dalla puntura dei flebotomi
  • rivolgersi sempre ad un medico veterinario per avere consigli sulla scelta dei presidi migliori e far controllare regolarmente il cane al fine di verificare che non sia stato infettato
  1. Vaccinazione

Il vaccino ha cambiato radicalmente l’approccio alla prevenzione della patologia, perché a differenza dei repellenti protegge il cane dall’interno, potenziando il sistema immunitario, rinforzandolo e riducendo così il rischio per il cane di contrarre la malattia.

Insieme per contrastare la Leishmaniosi

Nella cura, ma soprattutto nella prevenzione di questa patologia, il dialogo tra il proprietario e il medico veterinario è determinante. Ti suggeriamo di rivolgerti sempre al veterinario sia per attuare la profilassi che per avere informazioni sul progresso delle metodologie di contrasto alla Leishmaniosi, come il vaccino. In Clinica troverai un’intero team dedicato alla medicina preventiva che saprà guidarti nella scelta migliore per il tuo cane.