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Cardiomiopatia ipertrofica

Dott.ssa Federica Marchesotti

La cardiomiopatia ipertrofica è la patologia cardiaca più comune nel gatto, che colpisce circa un gatto su cinque. Le razze di gatti più colpite sono il Maine Coon, il Ragdoll, lo Sphinx, il British Shorthair, il Bengala, il Siberiano e il Perisiano. Tuttavia tale patologia si può comunemente riscontrare anche in altre razze, compreso il comune gatto europeo. L’età media di insorgenza è circa 6-7 anni, anche se a volte può presentarsi più precocemente intorno ai 2-3 anni di età.

Cosa succede nei gatti con cardiomiopatia ipertrofica?

Tale patologia determina un ispessimento anomalo delle pareti del ventricolo sinistro, interferendo con la capacità del cuore di “rilassarsi” tra una contrazione e l’altra. La fase di rilassamento tra ogni contrazione cardiaca è chiamata diastole e, se ciò non avviene correttamente, il cuore non può riempirsi di sangue in modo efficace. Se grave, può portare a insufficienza cardiaca.

Quali sono i primi sintomi della patologia?

Nella fase iniziale della malattia i gatti possono non mostrare alcun segno e apparire del tutto normali. Inoltre, un certo numero di gatti con cardiomiopatia potrebbe non sviluppare mai dei sintomi. Tuttavia, mentre in alcuni gatti la progressione della cardiomiopatia è lenta, in altri può essere piuttosto rapida. Nelle fasi avanzate, i sintomi evidenti possono essere difficoltà respiratorie, stanchezza e paralisi degli arti, soprattutto quelli posteriori. I primi segni della malattia cardiaca possono essere rilevati durante un esame clinico dal veterinario, prima dell’insorgenza di qualsiasi segno evidente. Questo è uno dei motivi per cui ogni gatto dovrebbe essere controllato almeno una volta all’anno da un veterinario (e idealmente più spesso nei gatti più anziani). I primi segnali di allarme che il veterinario potrebbe rilevare includono alterazioni nell’auscultazione del cuore come la presenza di soffio cardiaco o alterazioni del ritmo cardiaco. Raramente, l’unico sintomo che si verifica può essere la morte improvvisa. Purtroppo però bisogna anche sapere che molto spesso tale patologia non da’ nemmeno alterazioni alla visita clinica, per cui l’unico modo di diagnosticarla, è effettuando una ecografia al cuore, detta ecocardiografia.

Quali sono le maggiori complicazioni?

Le complicazioni più comuni della cardiomiopatia ipertrofica sono l’insufficienza cardiaca e il tromboembolismo arterioso.

Insufficienza cardiaca

Avviene quando la funzione cardiaca è significativamente compromessa dalla cardiomiopatia. I sintomi più comuni sono difficoltà respiratoria (dispnea) e/o respiro accelerato (tachipnea). Questi sono generalmente causati da un accumulo di liquido nella cavità toracica attorno ai polmoni (chiamato versamento pleurico) o da un accumulo di liquido all’interno dei polmoni stessi (chiamato edema polmonare). Un altro sintomo precoce di insufficienza cardiaca è la ridotta capacità di esercizio fisico. Questo sintomo è molto difficile da rilevare e può presentarsi come un aumento del tempo in cui il gatto passa a riposare o dormire.

Tromboembolismo arterioso

Durante questa complicazione un trombo (coagulo di sangue) può svilupparsi all’interno di una delle camere cardiache (di solito l’atrio sinistro). Esso è inizialmente attaccato alla parete del cuore, ma può staccarsi ed essere trasportato nel sangue. Un trombo che si sposta nella circolazione sanguigna è chiamato embolo, da cui il termine “tromboembolismo”. Una volta in circolo, questi emboli possono depositarsi nelle piccole arterie e ostruire il flusso di sangue nelle regioni varie del corpo. Sebbene ciò possa accadere in diversi siti, si verifica più comunemente nel punto in cui l’aorta si divide per fornire sangue alle zampe posteriori. Questa complicanza causa un’improvvisa insorgenza di paralisi di una o entrambe le zampe posteriori, con forte dolore e notevole disagio da parte del gatto.

Come diagnosticarla?

L’ecocardiografia è la metodica per eccellenza per diagnosticare la cardiomiopatia ipertrofica e qualsiasi altra patologia cardiaca. Consente infatti di valutare le dimensioni interne del cuore, lo spessore della parete e la contrattilità del cuore. Anche se una piccola area di pelo di solito deve essere rasata per eseguire tale esame, la procedura non è invasiva o dolorosa e quindi può essere eseguita nella maggior parte dei gatti senza sedazione o anestesia.
E’ consigliata prima di ogni sedazione o anestesia per valutare il rischio anestesiologico, in seguito alla presenza di soffio o alterazioni del ritmo cardiaco oppure se il gatto presenta sintomi riferibili ad una cardiomiopatia. Inoltre, poiché la cardiomiopatia ipertrofica può non dare alcun sintomo ed è molto comune nel gatto, è consigliato eseguire uno screening ecocardiografico annuale a tutti i gatti dai 5-6 anni in poi.

Elettrocardiogramma: è una traccia elettrica dell’attività del cuore ed è molto utile per la rilevazione dei disturbi del ritmo cardiaco, che possono accompagnare la cardiomiopatia ipertrofica.

Studio radiografico del torace: è utile per mostrare i cambiamenti nella forma e nelle dimensioni complessive del cuore e per rilevare un accumulo di liquido (edema polmonare o versamento pleurico). Inoltre la ripetizione delle radiografie può anche consentire il monitoraggio dell’efficacia del trattamento dell’insufficienza cardiaca.

Qual è il trattamento?

Il trattamento dipende dalla fase della malattia.
In caso di cardiomiopatia lieve, molto spesso non è necessario nessun trattamento. Con l’aggravarsi della patologia può essere necessaria l’amministrazione di farmaci anticoagulanti o diuretici. Il trattamento tuttavia non determina la cura della patologia cardiaca, ma aiuta a tenere sotto controllo i sintomi e migliorare la qualità di vita del nostro gatto.